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I bambini hanno bisogno di avventura. I genitori devono insegnarla.

I bambini hanno bisogno di avventura. Fino a che punto noi genitori ne siamo consapevoli? Fino a che punto ne riconosciamo l’importanza? 

Una ricerca di One Poll UK, condotta nel Maggio 2010 su 1.500 genitori e 1.103 bambini tra i 6 e i 12 anni, ha evidenziato che l’85% dei piccoli intervistati desidera maggiore avventura nella propria vita e l’85% dei genitori pensa che l’avventura sia fondamentale per la crescita dei propri figli. 

Fin qui niente di strano. Tutti d’accordo, credo. Se non fosse che, secondo questo studio, il 50% dei bambini non ha mai fatto campeggio, nemmeno nel cortile di casa. E non si è mai steso sull’erba ad osservare le stelle e non ha mai guardato un tramonto. Triste, non trovate? Ma c’è di più…

– il 50% dei bambini intervistati non ha mai provato uno sport avventuroso
– il 41% dei bambini intervistati non ha mai fatto una caccia al tesoro
– il 44% dei genitori intervistati gioca o fa sport all’aperto più di quanto facciano i propri figli
– il 40% dei genitori intervistati afferma che non ha tempo o soldi per fare attività all’aperto con i propri figli Continua a leggere…

Le regole fondamentali per viaggiare (con bambini)

Mamme e papà viaggiatori di tutto il mondo! Io questa lista me la sono appiccicata al frigo! Leggetela, insieme ai vostri figli, prima di partire per qualsiasi meta… L’autrice, Darreby Ambler, è una scrittrice e mamma di 3 figli. Vive a Bath, nel Maine.

Buona lettura e buon viaggio, V. Continua a leggere…

Spiegare l’11 Settembre ai bambini

Un album da colorare per bambini, in memoria dell’11 Settembre. Ecco come Wayne Bell, editore di Really Big Coloring Books (una casa editrice del Missouri), ha presentato il suo libro, “We shall never forget 9/11: the kids’ book of freedom”, ovvero: “Non dimenticheremo mai l’11/9: il libro per bambini sulla libertà” . ll libro racconta, attraverso vignette da colorare, la storia degli attacchi alle Torri Gemelle e la conseguente caccia ad Osama bin Laden. Continua a leggere…

La nuova iniziativa “I 12 mesi della sicurezza stradale”

 “Mio figlio è grande. Tanto grande da morire?”

Con questo slogan Autostrade per l’Italia si concentra sulla sicurezza dei bambini in auto. Ogni anno in Italia sono circa 10.000 i bambini coinvolti in incidenti stradali che in alcuni casi si rivelano fatali a causa delle scarse misure di sicurezza adottate quando si è in viaggio, un numero spaventoso che può essere ridotto del 90% semplicemente usando il seggiolino correttamente. Continua a leggere…

5 cose pericolose da lasciar fare ai vostri figli

Credo di essere una mamma abbastanza ansiosa. E voi? Quante volte vi è capitato di sgridare i vostri figli perchè beccati nel bel mezzo di una qualche improbabile attività pericolosa? Non so, giocare con le manopole della cucina, o avvicinarsi troppo al camino acceso, oppure maneggiare con noncuranza il coltello a tavola…

Bè, abbiamo sempre sbagliato. Almeno secondo Gever Tulley….  Di seguito copio, incollo (e ne miglioro leggermente la traduzione…) la trascrizione di una sua videoconferenza, che ha per tema come insegnare la sicurezza ai bambini.  Provocatorio, ironico e fuori dagli schemi, Tulley suggerisce 5 cose pericolose da far fare ai nostri figli per aiutarli a crescere, interagendo in maniera corretta con il mondo fuori. Continua a leggere…

Insegniamo ai nostri figli il pensiero laterale

Sir Ken Robinson, un pedagogista molto creativo e fuori dagli schemi, getta i principi base del manifesto per un nuovo sistema educativo. Nei suoi discorsi, sfida il modo in cui educhiamo i nostri figli oggi e propone una radicale riorganizzazione del sistema scolastico, per incoraggiare la creatività ed il “pensiero divergente”. Continua a leggere…

Il mondo di Milli: sviluppare una coscienza ecologica nei bambini

Il modo migliore per sviluppare una coscienza ecologica nei cittadini è sicuramente quello di educarli fin da piccoli. Ed è proprio di questo che si occupa la campagna ambientalista “Il mondo di Milli”.

L’iniziativa, promossa dall’Accademia del Miele-Mielizia e da Conapi, è al suo secondo anno di operato e si rivolge alle scuole primarie italiane con l’obiettivo di sensibilizzare i bambini nei confronti di tematiche ecosostenibili.

Il sito della campagna, www..ilmondodimilli.it, si divide in tre aree tematiche: Area Docenti, Area Bambini e Area Famiglie.

L’ Area Docenti rappresenta un percorso didattico-pedagogico per avvicinare i bambini a temi come l’ecologia e le fonti d’energia alternativa. L’obiettivo pedagogico è di sviluppare lo spirito di gruppo e il senso di responsabilità nei confronti dei compagni e dell’ambiente grazie al paragone con il mondo delle api.  Alla fine del percorso ogni classe sarà invitata a scegliere un impegno semplice e concreto nei confronti dell’ambiente. Le 10 scuole che si saranno distinte maggiormente per i propri impegni si aggiudicheranno ricchi premi didattici.

Nell‘Area Bambini, si trovano tantissimi giochi e disegni da colorare, tutti scaricabili (in pdf).

Nell’Area Famiglie, infine, informazioni e curiosità per conoscere il meraviglioso mondo del miele, consigli dei migliori dietisti, materiale pedagogico per formare i bambini e renderli consapevoli ed ecosostenibili.

il mondo di milli

Vostro figlio urla come un matto? Parola d’ordine “Non cedere!”

Sono convinta che sia una scena nota a tutti voi, miei cari genitori e compagni di sventura… State facendo la spesa con i vostri bimbi, tutto sembra tranquillo…  ed ecco che, improvvisamente, vostro figlio irrompe con la domanda più temuta di tutte:  “Mamma mi compri questo?!”.  Dopo i primi vostri “NO” e le prime più o meno educate proteste della piccola peste,  scoppia inesorabilmente la tempesta: capricci, urla, pianti, a volte anche calci e pugni… E mentre voi provate stoicamente a non cedere, la gente intorno vi guarda con aria di disapprovazione, scuotendo la testa e commentando fra i denti…

Eh si, la baby crisi isterica può avvenire ovunque ed in qualsiasi momento: a casa, per strada, al ristorante, al parco giochi, al supermercato… E la storia è sempre la stessa, il piccolo tiranno si dimena ed il povero genitore prova maldestramente a gestire sia il figlio che il proprio imbarazzo… E’ successo anche a voi, vero?! Bé, sappiate che fa tutto parte del copione: il bambino sta tentando semplicemente e con tutte le armi che ha a disposizione di ottenere ciò che vuole.  E sa bene che snervare mamma e papà è la strada più facile per ottenere successo… Il punto è che, se mamma e papà cedono, è la fine. Il piccolo tiranno li avrà in pugno per sempre. A dirlo è il pediatra Italo Farnetani, docente dell’Università di Milano-Bicocca.

Per fortuna, ci sono due magre (molto magre) consolazioni:
1) la prima è che, a parere di Farnetani, “sono bimbi molto intelligenti quelli che cercano di imporre la propria volontà prima dei 2 anni. Ecco che la casa, e soprattutto le uscite in pubblico, possono diventare teatro di una lotta di potere che vede soccombere i genitori permissivi, ma non quelli protettivi e autorevoli”, assicura l’esperto.
2) la seconda è che non siamo da soli…  In Italia, già ad un solo anno di vita, 30.000 bimbi sono talmente intelligenti da cercare di imporre la propria volontà a suon di pianti e urla. La piccola folla urlatrice si espande a dismisura raggiungendo quota 150.000 bambini, non appena si taglia il fatidico traguardo degli ormai noti ‘ terribili 2 anni’ (una fase in cui anche il bimbo più angelico mostra continui ed esasperanti atteggiamenti di ribellione). Come si dice, mal comune, mezzo gaudio…

In realtà, con queste richieste ostinate ed insistenti, i bambini ci comunicano il bisogno di ricercare un limite che solo noi, in quanto adulti e genitori, siamo in grado di fornirgli, grazie a un sistema di regole e di divieti ben precisi e circostanziati. Non porre dei limiti e dei confini ai nostri figli significa abituarli a vivere in un mondo privo di regole e, quindi, privo di punti di riferimento.

Come comportarsi dunque? Di fronte all’atteggiamento troppo lassista di alcuni genitori, incapaci di porre dei limiti, si contrappone l’atteggiamento di altri indubbiamente troppo rigidi e intransigenti. Se è bene ricordare che nessun estremo garantisce una crescita equilibrata, è altrettanto importante sottolineare che la politica del “lasciar correre e del lasciar fare” non è un segno di amore per i nostri figli. Anche se con un tale atteggiamento siamo convinti di rispettare la loro libertà e la loro autonomia, di fatto rischiamo di trasmettergli un segnale di indifferenza.  Vale la pena allora riflettere ricordando che l’amore non è sufficiente per educare un figlio. E’ fondamentale partire proprio dal nostro amore per evolvere verso una genitorialità più matura ed autorevole. E’ l’unico modo per dare ai nostri figli gli strumenti necessari per crescere e ad affrontare il mondo, anche senza di noi.

Ecco, allora, 10 piccole regole per gestire i nostri baby-urlatori senza soccombere:

1) Chiarire in modo inequivocabile cosa è concesso e cosa non lo è.  “E’ fondamentale mettere dei paletti”, dice Farnetani.

2) Mostrarsi irremovibili sulle decisioni condivise: “Il piccolo ‘annusa’ la parte debole della coppia”.

3) Non alterare il proprio comportamento in seguito agli strilli, altrimenti si rischia di perdere “non una battaglia, ma la guerra”.

4) Non far capire che pianto e urla ci mettono in imbarazzo in pubblico: il piccolo li riserverà alle uscite per ottenere quello che vuole. “Meglio ignorare gli strepiti, parlare al bimbo con voce calma e tranquilla mostrandosi indifferenti. Se imbarazzati dagli sguardi altrui, meglio spiegare che si tratta solo di un capriccio piuttosto che cedere per farlo stare buono”.

5) Cercare di rispettare il più possibile gli orari del bimbo, in particolare quelli della pappa e del sonno. In questo modo sarà più tranquillo e meno irritabile.

6) Se a un anno vuole mangiare insieme agli adulti, è bene assecondarlo. Certo non potrà consumare le stesse cose, ma assaggiare e guardare come si comportano i grandi può essere utile. Insomma, se fa i capricci per mangiare con mamma e papà, “si può tranquillamente concedere un posto a tavola”.

7) Quando si mette a strillare è bene che tutti, “genitori, nonni e tata, abbiano lo stesso atteggiamento. E non facciamoci ingannare da pseudo-credenze come quella secondo cui i maschi non vanno fatti piangere, sennò gli esce l’ernia”, dice Farnetani.

8 ) Non forzarlo ad andare a letto troppo presto o quando c’è troppa luce. “Meglio portarlo a nanna quando ha sonno, così dormire da solo nel lettino sarà’ più’ facile”, assicura.

9) Non imporgli tutto, ma solo le cose fondamentali. “Insomma, è giusto concedere qualcosa al piccolo urlatore, ma e’ vietato farlo quando strilla: deve imparare a chiedere, specie se è già grandicello”.

10) Non reagire mai con rabbia o frustrazione, ma mostrarsi calmi e imperturbabili. Questo, assicura il pediatra, disinnescherà l’arma ‘sonora’.

E se avete avuto la pazienza e la voglia di arrivare fino in fondo a questo post, vi premio con un’undicesima chicca… la strategia della sgridata di 1 minuto!

Questa strategia è stata studiata da un gruppo di psichiatri americani: una sgridata da 1 minuto significa che deve essere breve per essere ascoltata e compresa dal bambino, facendogli capire l’importanza dell’errore che ha commesso, ma al contempo trasmettendogli un messaggio di affetto, che lo rassicuri del nostro amore. Allontanatevi quindi col bambino dal luogo in cui ha commesso il fattaccio o il capriccio. Prendete in braccio vostro figlio e durante i primi 30 secondi esprimetegli tutta la vostra preoccupazione o la vostra irritazione (è importante che esterniate le sensazioni che state provando, in questo modo scaricherete l’eventuale tensione accumulata). In un secondo momento spiegategli le ragioni per cui è stato sgridato, facendogli capire quale regola è stata infranta. Quando il bambino mostrerà una reazione, cambiate il tono di voce e, con atteggiamento rassicurante, ditegli che in ogni caso lo amate e che lo sapete capace di comportarsi bene. Alla fine di tutto, un abbraccio.

In bocca al lupo!!  E fatemi sapere se funziona!

15 regole per la salute orale dei nostri bimbi

Un opuscolo del Ministero della Salute fornisce alcune utili indicazioni per la salute orale dei nostri bambini: dall’allattamento, all’uso del ciuccio, fino allo spuntare dei dentini. Ecco le 15 regole da adottare:

1. La salute e lo sviluppo armonico della bocca del bambino sono influenzati dall’allattamento al seno che va promosso e sostenuto.

2. Fin dai primi mesi di vita del bambino è importante curare l’igiene della sua bocca: detergi e strofina delicatamente dopo ogni pasto, o almeno due volte al giorno, le sue gengive con una garzina umida.

3. Quando nasceranno i primi dentini passa a usare uno spazzolino piccolo e morbido inumidito con l’acqua. I primi dentini a spuntare saranno quelli davanti (gli incisivi), seguiranno poi quelli di lato (canini e molari), in tutto saranno venti: dieci sopra e dieci sotto. Verso i due anni di età la dentatura da latte dovrebbe essere completa.

4. Non bagnare il ciuccio o la tettarella del biberon con la tua saliva, in questo modo potresti trasmettergli batteri dannosi.

5. Evita di passare il ciuccio o la tettarella nel miele o in altre sostanze dolci che potrebbero causare carie gravissime e dolorose.

6. Verso i 18/24 mesi di vita dirada l’uso di ciuccio e biberon per passare all’uso di tazza e posate e a una alimentazione solida.

7. Scegli con cura gli alimenti e pensa che tutto ciò che fa bene ai denti fa bene a tutto il corpo.

8. Evita di somministrargli alimenti e bevande zuccherate fuori dai pasti; non abituarlo a essere premiato o consolato con i dolci.

9. Prima e durante il sonno notturno dagli da bere solo acqua: la regola è si va a letto con i dentini puliti.

10. Scoraggia cattive abitudini come succhiarsi il dito o mangiarsi le unghie che possono procurare gravi danni alla dentatura e alla bocca.

11. Rendi l’ambiente dove vive sicuro da possibili traumi accidentali che potrebbero interessare denti e mascelle.

12. Lascia che sia presente quando ti lavi i denti: ti imiterà, ma solo per gioco; ecco perché dovrai essere tu a guidarlo insegnandogli i primi gesti. Spazzola i suoi dentini con una dose di dentifricio per bambini, pari alla dimensione di una lenticchia. Pulisci tutte le superfici: quelle dove mastica, quella verso l’interno, quella verso l’esterno sia sopra che sotto e non dimenticarti di pulire anche il dorso della lingua

13. L’uso del fluoro aiuta a rinforzare la sua dentatura e a ridurre il rischio di carie: chiedi al dentista e al pediatra le dosi corrette di somministrazione.

14. Se sono presenti carie, queste devono essere curate perché, oltre a provocare molto dolore, possono rovinare i denti che nasceranno dopo.

15. Portalo con te quando ti rechi a una visita dal dentista perché cominci a prendere confidenza anche con questo medico.

Le buone abitudini nascono in famiglia!

I sensi di colpa dei genitori

La scorsa settimana uno dei miei figli stava provando a ritagliare una striscia di carta da un foglio: voleva costruire un braccialetto. Era talmente impegnato a tagliare la striscia quanto più diritta possibile che mi è venuto spontaneo provare ad aiutalo. “Faccio da solo” mi ha detto guardandomi diritto negli occhi.

Il giorno dopo ho letto un articolo su Atlantic Magazine che si intitolava: “Perché essere ossessionati dalla felicità dei nostri bambini può trasformarli in adulti infelici”. L’articolo esemplificava tutto ciò che rende la genitorialità un compito cosi difficile e spiegava perché molte mamme e molti papà spesso si sentono in colpa e vivono con mille dubbi. Sono d’accordo con la maggior parte delle cose scritte in quell’articolo: come genitori, abbiamo il dovere di sostenere i nostri figli e di motivarli, disciplinarli, ma anche di fare un passo indietro e lasciare che ce la facciano da soli, o che falliscano da soli. L’articolo faceva il tifo per una genitorialità autorevole, vale a dire rigorosa, amorevole e rispettosa del bambino in quanto individuo a se. Molti studi hanno dimostrato che bambini con genitori autorevoli tendono ad essere più felici, più estroversi, con meno problemi comportamentali e con un miglior rendimento scolastico e relazionale.

Ovviamente, partendo da questi presupposti e ripensando all’episodio della striscia di carta di mio figlio, mi sono sentita tristemente, inesorabilmente in colpa.

Può un genitore fare  troppo? Insomma, mi chiedo: è proprio vero che intervenire eccessivamente può rendere i nostri bambini insicuri? Convincerli che non riescono a farcela da soli? Credo di si. Per spiegare meglio il concetto, vi riporto un paragrafo dell’articolo in questione, che diceva: “…in breve, questi genitori sono sempre stati ” in sintonia “, come diciamo noi terapeuti; cioè hanno sempre guidato e sostenuto i loro figli attraverso tutte le prove e i problemi dell’infanzia. Essendo genitore anche io, mi sono sempre chiesto segretamente come queste mamme e questi papà fossero riusciti a fare tutto questo. Fino a quando, un giorno ho cominciato a chiedermi “e se invece avessero fatto troppo?”

Oh mio Dio! E se fossi anche io uno di questi genitori? Non è stato il messaggio che ha voluto mandarmi mio figlio, quando mi ha detto “faccio da solo”??!  Ed ecco che la mia ansia ha cominciato a raggiungere livelli allarmanti… L’articolo descriveva in maniera perfetta quei genitori che immediatamente vanno in soccorso dei loro bambini quando cadono, che li accompagnano per mano ovunque, che li aiutano nei compiti a casa, che li imboccano se non vogliono mangiare, che… Oh no! Il mio senso di colpa sta crescendo a dismisura… Io ce la metto tutta per essere una brava mamma e adesso un articolo mi dice che sto sbagliando tutto! Si, i bambini sono felici ora. Ma è solo uno stato temporaneo. Presto, cominceranno ad avere problemi perché li sto aiutando troppo! Però, riflettendoci bene, non sono proprio come quei genitori. Non gli do da bere se non mi chiedono per favore. E non raccolgo i giocattoli per loro, se non mettono tutto a posto. E non urlo orripilata se, mentre mangiano, si sporcano faccia, orecchie e capelli di sugo…

Insomma, a metà articolo cominciavo a sentirmi meglio… Fino a quando non sono arrivata alla fine. Ed eccolo di nuovo. Il senso di colpa. Ho sempre cercato di far felici i miei bimbi, di passare tanto tempo con loro e di essere un sostegno Insomma, ho sempre fatto tutto il possibile per loro. Tutto il tempo. E ora mi chiedo: ho fallito??

Dannata se lo fai, dannata se non lo fai.  Ah, l’essere genitori! Sbagli se sei troppo di supporto. E sbagli se non lo sei abbastanza. Alla fine, però, dopo aver fatto a pugni con l’articolo, mi sono accorta di aver imparato due cose importantissime:

1)      Prima di tutto, in un certo qual modo, il senso di colpa ed il dubbio fanno parte dell’essere bravi genitori. Se pensi continuamente a ciò che stai facendo, mettendolo in discussione, vuol dire che ci tieni a tal punto da provare a migliorarti sempre. Sicuramente è un approccio alquanto frustrante: chi potrà mai essere perfetto nei 20 anni e più in cui saremo chiamati ad educare i nostri figli? Però, è anche un approccio che aiuta noi genitori ed i nostri figli a crescere insieme. D’altra parte, bambini si nasce. Genitori si diventa….

2)      La seconda cosa che ho imparato è che quei famosi genitori “che fanno troppo” non sbagliano perché sono eccessivamente coinvolti, troppo affettuosi o iper-protettivi. Sbagliano perché il loro modo di essere genitori è condizionato dalle proprie esigenze piuttosto che dalle esigenze dei figli. Ciò di cui i bambini hanno bisogno è di imparare. E magari di sbagliare. Questo significa crescere. E significa anche che qualche volta, anzi spesso, la crescita può essere per loro dolorosa. Perchè li costringe a fare cose con cui non si sentono a proprio agio o che fanno fatica a fare. Di conseguenza, potrebbero talvolta soffrire o sentirsi frustrati perché i risultati che ottengono non sono proprio quelli che si aspettavano, o ancora essere arrabbiati con noi genitori perché li spingiamo verso l’autonomia … Ma questo significa crescere.

E se stiamo male nel vederli cosi, o – peggio – se ci sentiamo imbarazzati da risultati meno che perfetti in un compito o in un disegno…. Bè, ricordiamoci che l’obiettivo di un genitore non è far sentire bene il GENITORE . Il compito di un genitore è incoraggiare lo sviluppo del BAMBINO.