In giro con la fotocamera: 8° lezione

Diaframma e profondità di campo.

Vorrei iniziare questo appuntamento chiedendo scusa a chi mi segue per essere stato latitante negli ultimi tempi, causa impegni di lavoro straordinari. Nel frattempo spero vi siate esercitati a dovere. La mia fotocamera mi è mancata così tanto che domenica scorsa sono stato addirittura felice di essere stato scelto come fotografo ufficiale al battesimo della piccola Federica, la figlia di mie due carissimi amici!

Cerco di ricordare dove eravamo rimasti: avevamo parlato di esposizione e soprattutto dell’utilizzo dei tempi per “governare” mosso e nitidezza della foto. Ma sappiamo che, per ottenere l’esposizione corretta, oltre ai tempi di posa dobbiamo intervenire anche sull’apertura del diaframma. Come accade sul tempo, anche per il diaframma la sua regolazione ha effetti diretti su un aspetto che va oltre la semplice ricerca dell’esposizione perfetta. Stiamo parlando della profondità di campo, la quale è l’estensione della zona a fuoco, o quantomeno accettabilmente nitida, all’interno di un’immagine.

Maggiore è l’apertura del diaframma minore sarà la profondità di campo. Ciò significa avere nella foto un solo piano perfettamente a fuoco e tutto il resto sfocato. La tecnica del fuoco selettivo consiste appunto nel fotografare con un’elevata apertura di diaframma così da avere il soggetto perfettamente a fuoco e lo sfondo sfocato. Nel linguaggio fotografico, l’applicazione di questa tecnica ha come risultato l’enfatizzazione del soggetto poiché concentra l’attenzione su di esso.

Ovviamente l’effetto va dosato in modo “giudizioso” poiché anche uno sfondo (o un primo piano) troppo sfocati possono disturbare, anziché contribuire allo stacco del soggetto. Per capire meglio il concetto di profondità di campo facciamo riferimento a due generi fotografici che tradizionalmente si trovano agli antipodi in quanto ad aperture di diaframma tipicamente selezionate: la fotografia di paesaggio e quella di ritratto.

Nel paesaggio è richiesto un elevato livello di nitidezza ed un’elevata profondità di campo, al fine di apprezzare i dettagli lungo tutto il campo inquadrato. I diaframmi utilizzati sono dell’ordine di f/11 ed f/16. Alcuni fotografi utilizzano aperture ancora minori come f/22 o addirittura f/32, al fine di enfatizzare l’estensione della zona nitida. Nella fotografia di ritratto, invece, il soggetto può essere messo in risalto attraverso uno stacco netto dallo sfondo, sfocando quest’ultimo mediante un’apertura di diaframma piuttosto elevata. In questo caso le aperture di diaframma più usate sono fino ad f/4.

Ovviamente quanto detto vale come regola molto generale, poiché nulla vieta di usare diaframmi aperti nella fotografia di paesaggio,  per sfruttare il fuoco selettivo su alcuni particolari presenti nella scena inquadrata, e viceversa di usare un diaframma chiuso nella fotografia di ritratto nel caso in cui si decida di contestualizzare il soggetto nell’ambiente circostante. La profondità di campo è influenzata, oltre che dal diaframma, anche dalla lunghezza focale dell’obiettivo utilizzato. I grandangoli sono caratterizzati da un’elevata profondità di campo, mentre con i teleobiettivi è molto più facile sfruttare la tecnica del fuoco selettivo.

E’ giunto il momento di passare a qualche esempio che ci permetta di capire, meglio di quanto possano fare le quasi 500 parole appena scritte, il concetto di profondità di campo.

[foto del faro – 0.7s f/16; ISO 200; treppiede]. Credits: Roberto Santoro

[foto del faro – 0.7s f/16; ISO 200; treppiede]. Credits: Roberto Santoro

In questa foto di paesaggio volevo che tutto fosse nitido, dalle pietre in primo piano al faro sullo sfondo. Ho quindi impostato un valore di diaframma molto chiuso (f/16) e messo a fuoco più o meno a 1/3 della scena inquadrata. Con la luce a disposizione, il tempo di posa era poco meno di un secondo alla sensibilità di 200 ISO. Un tale tempo di posa avrebbe causato sicuramente un notevole “mosso” dell’intera immagine. A questo punto avevo due possibilità: aumentare la sensibilità per velocizzare il tempo di esposizione oppure utilizzare il treppiede. Ovviamente ho optato per la seconda opzione perché l’incremento della sensibilità si traduce sempre in una diminuzione della qualità della foto.

[ritratto – 1/100s f/2; ISO 500; mano libera] Credits: Roberto Santoro

[ritratto – 1/100s f/2; ISO 500; mano libera] Credits: Roberto Santoro

Nella foto di ritratto della mia bellissima nipotina, ho invece utilizzato un diaframma piuttosto aperto (f/2) al fine di sfocare lo sfondo e concentrare l’attenzione sui suoi bellissimi occhi. Nella fotografia di ritratto molto difficilmente utilizzo il treppiede perché mi lascia poca libertà per l’inquadratura. Così in questo caso ho dovuto aumentare leggermente la sensibilità fino a ISO 500 per avere un tempo sufficientemente breve e scongiurare il pericolo di mosso e la conseguente riduzione di nitidezza. L’aumento di sensibilità è stato comunque ben tollerato dalla mia fidata Nikon D300.

Non mi resta che salutarvi, sperando di vedere tanti vostri scatti sul gruppo Facebook “In giro con la fotocamera”. A presto

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Categorie: In giro con la Fotocamera

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9 commenti su “In giro con la fotocamera: 8° lezione”

  1. viaggideirospi
    11 aprile 2013 a 11:14 am #

    Bentornato Maestro!!!

  2. Carla
    11 aprile 2013 a 2:55 PM #

    Ciao Roberto! Utilissimo questo post! Ecco il mio problema: fotografo spesso soggetti in corsa (gare di moto), e sono sempre tra la folla. Con l’impossibilità di avvicinarmi troppo. Che impostazioni mi consigli di usare? Suggerimenti?

    • 11 aprile 2013 a 6:30 PM #

      Ciao Carla. Fotografare le moto in corsa da lunga distanza richiede sicuramente un teleobiettivo abbastanza spinto con lunghezza focale dipendente dalla distanza (ma direi non meno di 300mm). Se scatti in modalità automatica ti consiglio quanto meno di utilizzare la modalità “sport”. Se scatti in manuale usa tempi di scatto di almeno 1/500s (regola la sensibilità ISO di conseguenza) e apri il diaframma al massimo per sfruttare la luce disponibile. Ricordati anche di attivare lo stabilizzatore d’immagine e di selezionare l’autofocus in modalità continua (Nikon AF-C, Canon AI Servo).
      Fammi sapere, ciao e buona luce

  3. 11 aprile 2013 a 2:57 PM #

    Ciao Carla! Ma sai che questo è anche il problema di una mia cara amica che invece ha il marito che fa gare in bici? Rob, attendiamo tuoi preziosi consigli!
    Io sono più da panorama… Devo proprio comprarmi il treppiedi. Fibra di carbonio?

    • 11 aprile 2013 a 6:32 PM #

      Vale, il treppiedi è fortemente consigliato anche perchè rallenta il ritmo e ti spinge ad essere più riflessiva e a curare l’inquadratura con maggiore attenzione.
      In fibra di carbonio? Se hai tanti soldini da spendere e vuoi viaggiare leggera, certo che si.
      Ciao e buona luce

  4. 11 aprile 2013 a 6:38 PM #

    Tanti soldini proprio no; viaggiare leggera sicuramente si! Soprattutto con due diavoletti dietro… Ma non ho idea dei prezzi. però…

  5. 15 aprile 2013 a 9:43 PM #

    siamo già all’ottava lezione!! Non riuscirò mai a fare delle foto così perfette. Bravissimo Roberto. Ciao Vale

    • 15 aprile 2013 a 9:44 PM #

      a chi lo dici Tiziana! Io fatto è che io scatto poco e dimentico facilmente… 😦 Ma non mi arrendo!

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